lunedì 17 febbraio 2014

domenica 2 febbraio 2014

Trent'anni il trenta

Sappiamo tutti benissimo cosa si dice riguardo al fatidico compimento dei trent'anni: la crisi esistenziale, la paura delle responsabilità, il desiderio di fuga accompagnato dal timore dell'abbandono, la minacciosa comparsa delle prime rughe, eccetera. Non ho mai creduto a queste dicerie, come non ho mai creduto al colpo di fulmine, alla crisi del terzo anno, alla crisi del settimo anno, allo sbarco sulla Luna, alla crisi di mezza età, alla gallina vecchia che fa buon brodo e quelle robe li'. Eppure, giunta al 29esimo anno e 364 giorni, qualcosa è cambiato.
Ho anzitutto iniziato a pensare a cosa diavolo avessi combinato in trent'anni di vita sul pianeta Terra, ma dopo la seconda voce nell'elenco (mi sono laureata e mi sono tinta i capelli svariate volte) non avevo più molto da aggiungere. Allora ho iniziato a pensare a tutte le cose che avrei voluto fare entro i trent'anni e l'elenco è talmente lungo che lo sto continuando a compilare ancora adesso mentre scrivo. Poi mi sono ricordata di un famoso detto che dice "Se le cose non sono come le desideri, desiderale come invece sono" ma la cosa è stata di poco conforto. Dopotutto, credo sia alquanto inumano desiderare di ritrovarsi disoccupati a trent'anni.
Poi, è arrivato lui. Il sogno che ho fatto la notte dalla quale mi sarei svegliata spalancando la porta ai tanto temuti "enta". Ho sognato di avere il braccio sinistro ricoperto di tatuaggi che partivano dalla spalla e arrivavano fino al dorso della mano. Nota importante: si trattava di tatuaggi bruttissimi. Me ne stavo tranquillamente andando a zonzo, quando per caso sollevo una manica e mi accorgo degli orripilanti disegni colorati. E così per tutto il resto del sogno mi metto a girare per la città alla disperata ricerca di un tatuatore che fosse in grado di cancellare quegli obbrobri dal mio corpo. Chiaramente l'impresa si rivela tutt'altro che facile: uno è chiuso, un altro non ha i macchinari adatti per farlo, un altro mi spiega che forse si può fare, ma che sarebbe un'operazione di anni e anni...
E' comprensibile quindi che la mattina dei miei primi trent'anni io mi sia svegliata di colpo, e piuttosto innervosita. Tuttavia, dopo una rapida sbirciata al braccio sinistro, mi sono tranquillizzata. Ma non per molto. E' vero, era un sogno stupidissimo.
Eppure, c'era un non so che di metaforico nel fatto di girare per la città cercando disperatamente qualcuno che mi togliesse qualcosa di indelebile che avevo addosso. Credo che quei tatuaggi fossero in realtà la rappresentazione onirica del mio misero elenco puntato delle cose fatte in trent'anni di inutile vita. Il mio inconscio, quindi, deve aver capito prima di me la gravità della cosa. "Toglietemi di dosso questa roba e fatemi ricominciare da capo!" sembrava voler dire ai numerosi tatuatori del sogno. Ma purtroppo per me - e soprattutto per il mio inconscio - ad oggi non esiste tatuatore, medico, psicologo, indovino, giudice di Masterchef o chi altro in grado di soddisfare una tale richiesta.
E quindi, nostro malgrado, siamo costretti a continuare così, a camminare per la città e andare avanti tenendoci i nostri tatuaggi addosso. L'unica cosa che ci rimane è la speranza di scegliere soggetti migliori per i nostri tatuaggi futuri. E la possibilità di comprare un bel maglione largo, dalle maniche lunghissime.

giovedì 10 ottobre 2013

Colonscopia...al naturale

Appena saputo di dover andare incontro alla tanto temuta colonscopia, come credo chiunque altro avrebbe fatto al posto mio, per prima cosa sono andata a googlare "colonscopia". Tra i primi risultati, i seguenti:
- "Muore dopo colonscopia: nove gli indagati"
- "Decesso dopo la colonscopia, figlia presenta denuncia"
- "Gli bucano l'intestino, morte post colonscopia"
e così via.
Rincuorata da questi articoli rassicuranti, ne ho cercati altri, ed ho trovato materiale decisamente più divertente. Erano i racconti di alcuni scrittori americani che raccontavano la loro esperienza della colonscopia. Facevano molto ridere. E non mettevano paura. Soprattutto perchè quando raccontavano del momento "X" dicevano di non ricordarsi più niente perchè erano sedati.
"Cosa sarà mai, allora?!" mi son detta. "Un'altra di quelle esperienze che sfoceranno in un inutile post del mio blog", pensavo. Materiale comico, mi dicevo.
Invece no.
Anzitutto, prima del giorno della colonscopia parte la dieta senza scorie. Non è nemmeno tanto pesante, se non sei reduce da un mese di Dukan con scarsissimi risultati, dopo il quale non vuoi vedere un pollo o un uovo neanche disegnato su una busta di plastica. Ma tant'è. Per fare la colonscopia è necessario mangiare senza scorie nei tre giorni precedenti l'esame, e poche chiacchiere. Dopodiché arriva l'ora dei lassativi. Ora io non dico che si tratti di una cosa disumana. Ma bere 2 litri di lassativi in sole 2 ore è alquanto nauseante. Anche bere 2 litri d'acqua in 2 ore lo sarebbe. Ma con quella polverina micidiale dentro è una vera sfida. Chiaramente le bustine fanno il loro effetto dopo poco e sai che passerai la serata e tutta la notte nella "sala delle letture", ovvero il bagno. Per i sederi più delicati, come quello della sottoscritta, consiglio vivamente le salviette umidificanti e tanta, tanta pasta Fissan, quella che si usa per i culetti dei bambini. Perché, vi assicuro, farà mooolto male.
La mattina dopo ti svegli e l'ultima cosa che vorresti fare è bere altri 2 litri di acqua mista alla polverina magica. Invece ti tocca. Ormai solo sentire quell'odore ti dà i conati di vomito, ma è obbligatorio bere 4 litri, ne va della buona riuscita dell'esame. E nessuno vorrebbe rischiare di dover fare due volte una colonscopia. Quindi chiudi gli occhi, il naso, e la porta del bagno e bevi ancora. Mandi giù sorsate di lassativo come fosse un fresco boccale di birra in un pomeriggio assolato d'estate. E continui a rimanere incastrato nel bagno, con tutto ciò che ne consegue, per tutta la mattina.
Poi, finalmente, arriva il momento in cui smetti di tormentare quella povera tazza, che non ce la fa più di vederti. Ti lavi, ti vesti e ti prepari per andare in ospedale a farti mettere un tubo di 80 cm nel didietro.
Prima di entrare nella sala, ti ricordi le parole di alcuni amici che hanno subito la stessa tortura "Mi raccomando, l'importante è che tu sia sedata, sennò son cazzi..."
Ed eccola, l'infermiera. E' arrivata a prenderti, e ti trascina letteralmente, spingendoti tra le scapole, nella stanza delle colonscopie. Le dici: "sedazione, sedazione, sedazione". Lei risponde dicendoti "Ma che bel nome che hai!" Tu ribadisci: "sedazione, sedazione" e lei ti dice di andarti a cambiare nello stanzino apposito.
Una volta rientrata nella sala colonscopie con un pareo bianco che reca il nome dell'ospedale tutto intorno, ti fanno sdraiare e tu ripeti "sedazione, sedazione...". Al che, finalmente senti proferire dall'infermiera le parole "Allora se proprio insiste le facciamo la sedazione!" Sorridi. E poi sorridi ancora. Ce l'hai fatta. Ma l'infermiera inizia a stringerti l'elastico intorno al braccio con aria preoccupata: "E dove sono queste vene? Figlia mia, sei proprio senza vene!" Ma cosa vuol dire che sono senza vene? Da che mondo è mondo mi hanno infilato gli aghi dove dovevano infilarli e adesso, a 29 anni, non mi si vedono più le vene? "Senti, dovrò infilarti l'ago nella mano...va bene?" "Va benissimo", rispondo ansiosa, osservando gli spaventosi strumenti intorno al letto. Sento infilare l'ago, e penso "E' fatta. Basterà che io conti fino a dieci e poi..." "Mannaggia, si è rotto l'ago!" grida l'infermiera. "Senti, tesoro, mi sa che dovremo fare senza sedazione...è che proprio non hai vene...." e tu stai per piangere. Poi, l'infermiera aggiunge altre due paroline. Le paroline che non vorresti mai sentire, dirette a te. Soprattutto, non in un ospedale. "...povera creatura". Sì. L'infermiera ti descrive proprio così e intanto arriva il medico che si posiziona esattamente dietro di te, all'altezza del sedere, e dice "Ora sentirà un po' di fastidio". E in quel momento, inizia.
Fastidio???? Non credo sia esattamente la parola che userei io per descrivere quello che avrei sentito di lì a un minuto. Piuttosto, direi "Si allacci le cinture e si prepari a provare un'esperienza di pre-morte". Perché di fatto quello è. Oltretutto, dura un sacco. E tu hai tempo di pensare a un mucchio di cose in quei minuti infiniti di agonia. E, soprattutto, la tua temperatura corporea sale a circa 600 gradi, perciò non consiglierei di ripetere il mio errore: fare l'esame con un maglione di lana addosso. Un'altra cosa utile da sapere, se vi state apprestando a fare una colonscopia, è che il dolore non cessa nel momento in cui il medico estrae il tubo dalle vostre interiora. No. Il dolore cessa parecchie ore dopo e, nel frattempo, non vi resta che sopportare e soffrire in silenzio. Anche la temperatura corporea resterà elevatissima per parecchio tempo. Per esempio io sono entrata in ospedale con maglione, cappotto e sciarpa e sono uscita in maniche corte, piegata in due dal dolore e avevo ancora caldo.
Riassumendo, ecco i miei consigli per chi si appresta a fare una colonscopia:
1. prima di tutto accertatevi che non vi sia nessuna alternativa, solo in quel caso rassegnatevi al vostro destino
2. leggete pure tutti gli articoli sui morti per colonscopia che trovate in rete. accertatevi quantomeno di non dover fare il vostro esame in uno di quegli ospedali e, nel caso, cambiatelo
3. non leggete i racconti comici di chi vi racconta una versione da cartone animato della colonscopia: gli unici racconti di cui potete fidarvi sono quelli di chi ha subito una colon al naturale, come il tonno in scatola
4. chiedete di essere sedati
5. chiedete di essere sedati
6. chiedete di essere sedati
7. per evitare che non vi trovino le vene, ripassatele con un pennarello sul braccio la mattina prima di recarvi in ospedale. meglio ancora se usate un evidenziatore verde fosforescente
8. se per qualche strano motivo decideranno di non sedarvi, pregate il signore o chi per lui che finisca il prima possibile
9. non, e ripeto, non recatevi all'esame con un maglione di lana addosso
10. andate all'esame accompagnati. una volta usciti, dovrete sfogare la vostra rabbia su qualcuno, e la cosa vi farà sentire molto meglio.

lunedì 7 ottobre 2013

Perinzia

"Chiamati a dettare le norme per la fondazione di Perinzia gli astronomi stabilirono il luogo e il giorno secondo la posizione delle stelle, tracciarono le linee incrociate del decumano e del cardo orientate l'una come il corso del sole e l'altra come l'asse attorno a cui ruotano i cieli, divisero la mappa secondo le dodici case dello zodiaco in modo che ogni tempio e ogni quartiere ricevesse il giusto influsso dalle costellazioni opportune, fissarono il punto delle mura in cui aprire le porte, prevedendo che ognuna inquadrasse un'eclisse di luna nei prossimi mille anni. Perinzia - assicurarono - avrebbe rispecchiato l'armonia del firmamento; la ragione della natura e la grazia degli dei avrebbero dato la fortuna ai destini degli abitanti.

Seguendo con esattezza i calcoli degli astronomi, Perinzia fu edificata; genti diverse vennero a popolarla; la prima generazione dei nati a Perinzia prese a crescere tra le sue mura; e questi a loro volta ragiunsero l'eta' di sposarsi ed avere figli.

Nelle vie e piazze di Perinzia oggi incontri storpi, nani, gobbi, obesi, donne con la barba. Ma il peggio non si vede; urla gutturali si levano dalle cantine e dai granai, dove le famiglie nascondono i figli con tre teste o sei gambe.

Gli astronomi di Perinzia si trovano di fronte a una difficile scelta: o ammettere che tutti i loro calcoli sono sbagliati e le loro cifre non riescono la descrivere il cielo, o rivelare che l'ordine degli dei e' proprio quello che si rispecchia nella citta' dei mostri".


Italo Calvino - Le città invisibili


venerdì 4 ottobre 2013

Le 13 domande

Tanti anni fa facevo parte della redazione di un giornale di poche pretese.
Al termine di una delle nostre estenuanti riunioni, inviai le seguenti 13 domande a uno degli altri aspiranti giornalisti disperati, in cerca di conforto e desiderosa di condivisione. Si trattò del primo esemplare di un vizio che sarebbe durato per parecchi anni.

1) Perché ogni volta, immancabilmente, lì dentro mi viene sonno?
2) Perché XX mi sembra sempre più grosso ogni volta che lo vedo?
3) Perchè ad un certo punto, ogni volta, iniza a venirmi mal di testa?
4) Perché YY ha quel tono di voce privo di modulazioni?
5) Perché YY ha quella erre moscia fastidiosa?
6) Perché YY assomiglia al suo cane?
7) Perché ogni intervento di XY mi è completamente indifferente?
8) Perché ogni volta si chiacchiera e si chiacchiera e si torna a casa con un foglio bianco?
9) Perché capita che qualcuno si metta a controbattere alle stronzate di XX?
10) Perché WX e WY non ci sono quasi mai?
11) Perché non fingo mai impegni per andarmene prima?
12) Perché davanti a quel tavolo non ho mai nulla da dire?
13) Ed infine, perché la WX si ostina a non portare il reggiseno?

Ancora oggi, durante alcune infinite riunioni d'ufficio, invece di prendere appunti, stilo lunghi elenchi di domande. Solo che poi non so a chi mandarle e sono destinate a finire, inesorabilmente senza risposta, dritto nel tritacarte.

martedì 1 ottobre 2013

Malintesi

In certi periodi dell'anno, come in questo preciso momento, il tempo sembra volare. Almeno, questo è quello che è capitato alla sottoscritta nelle ultime settimane. Per dire, stamattina esco di casa, salgo sul pullman e timbro il mio biglietto mensile. "01 Ottobre", leggo sulla scritta che compare sul biglietto obliterato. Furiosa, attraverso l'intero pullman per raggiungere l'autista. 

SOTTOSCRITTA: - Senta, le vostre macchinette non funzionano. Ho appena timbrato il biglietto e mi è comparsa la scritta 'primo ottobre'!
AUTISTA: - Siiii...?
SOTTOSCRITTA: Forse non ha capito: ho detto che ho appena timbrato un biglietto mensile che ora posso anche buttare nel cesso, visto che c'è scritto 'primo ottobre'!
AUTISTA: E perché deve buttarlo? Sa che giorno è oggi?
SOTTOSCRITTA: - ...ma non mi dica...
AUTISTA: - Esatto, è proprio il primo ottobre...
SOTTOSCRITTA: - ...ne è proprio sicuro?
AUTISTA: - Sicuro.
SOTTOSCRITTA: - Vuole dirmi che oggi non è il primo novembre??
AUTISTA: - Esattamente.
SOTTOSCRITTA: - E va bene, come vuole lei! E ora mi faccia scendere, testardo che non è altro!

giovedì 26 settembre 2013

'Non è facile spiegare perché, ma le cose che inizialmente raggiungono e colpiscono in modo assai piacevole i nostri sensi, con altrettanta rapidità ci procurano noia e perfino disgusto'.
Cicerone